Riprendo un articolo dalle Scienze dell’Espresso per farvi notare che "Brillanti O tenaci" linguisticamente parlando è una "falsa scelta"
dovremmo essere brillanti E tenaci
in mancanza dell’ideale pare sia meglio essere tenaci
quello che ho notato nella mia lunghissima vita
coincide con quello che dicono i ricercatori (l’articolo non dice chi sono questi "ricercatori", penso sia quella che firma l’articolo)
ovvero questo interessante articolo mi spiega perché quel compagno di università bergamasco si sia laurato prima di tutti gli altri 😉
http://lescienze.espresso.repubblica.it/articolo/Brillanti_o_tenaci/1331370
Brillanti o tenaci?
Mente&Cervello, Giugno 2008, n. 42
Avviso ai genitori: non dite ai vostri figli che sono intelligenti. Oltre trent’anni di ricerche indicano che per avere successo, a scuola come nella vita, è meglio puntare sull’impegno che sull’intelligenza. Di Carol S. Dweck
Jonathan è un ragazzino brillante. Fa i compiti rapidamente e senza sforzo, e alle elementari prende i voti migliori. Non capisce bene perché altri suoi compagni fanno fatica, e i suoi genitori gli spiegano che ha un dono speciale. In seconda media, però, perde di colpo ogni interesse per la scuola; si rifiuta di studiare e di fare i compiti a casa, i suoi voti calano. I genitori cercano di incoraggiarlo, ripetendogli che è un ragazzo intelligente, ma non serve. Per Jonathan, un nome fittizio che riassume i tratti di molti bambini, fare i compiti è inutile e noioso.
La nostra società ha il culto del talento, e molti pensano che avere un’intelligenza superiore sia una strada sicura per riuscire. Oltre trent’anni di ricerche indicano invece che chi punta troppo su intelligenza e talento è vulnerabile ai fallimenti, timoroso delle sfide e restio a migliorare i propri punti deboli.
È il caso di bambini come Jonathan, che superano senza sforzo i primi anni di scuola, pericolosamente convinti che i loro successi scolastici dimostrino che sono intelligenti o dotati. Questi bambini sviluppano un’idea dell’intelligenza come qualcosa di innato e immutabile, per cui lo sforzo di imparare è molto meno importante che essere (o apparire) intelligenti. Sfide, errori e persino la necessità di impegnarsi diventano così una minaccia per il loro Io, anziché un’occasione di miglioramento: un atteggiamento mentale che rende demotivati e insicuri di fronte alle difficoltà.
Lodare le doti innate dei bambini rafforza questa mentalità. I nostri studi mostrano, invece, che trasmettere un’idea dell’intelligenza come qualcosa di flessibile e migliorabile, insegnare cioè una «mentalità incrementale» centrata più sullo sforzo che sull’intelligenza o il talento, aiuta a riuscire: nella scuola e nella vita.
Una risposta su “Brillanti E tenaci”
articolo interessante….
casualmente stavo giusto leggendomi “Mastery” di George Leonard… che dice anche queste cose..
bella lettura, che consiglio
ciao!